Blog

Osteopatia e biotipologie: uno studio del CIO Collegio Italiano di Osteopatia

Logo cio
Medicina di Terreno

Osteopatia e biotipologie: uno studio del CIO Collegio Italiano di Osteopatia

Intervista all’osteopata Mauro Fornari, fondatore e presidente del CIO

Sommario

Osteopatia e biotipologie: uno studio del  CIO Collegio Italiano di Osteopatia. La costituzione fisica di ogni individuo è specifica e diversa da quella di qualsiasi altro. Per questo motivo, l’osteopata agisce su ogni paziente usando le tecniche e le strategie più adatte al fisico di ognuno.

Grasso, magro, robusto, esile, muscoloso. Quando, parlando, ci riferiamo a qualcuno – a un nostro amico o a uno sconosciuto – molto spesso tendiamo a definirlo in base alle sue caratteristiche corporee. Ci viene spontaneo, non solo perché pensiamo all’aspetto esteriore, ma anche perché, attraverso aggettivi volti a descrivere la corporatura, ci sembra di fornire indicazioni importanti di altra natura al nostro interlocutore. Secondo le medicine costituzionali è proprio così: ogni costituzione esprime non solo caratteristiche fisiche, ma anche modelli differenti sul piano clinico e addirittura, per alcuni approcci, su quello psicologico. La Medicina tradizionale cinese, la Medicina ayurvedica, ma anche la Medicina mediterranea e ippocratica, attraverso paradigmi diversi, hanno tutte cercato di raggruppare le variabili fisiologiche in classi misurabili, per suddividere gli uomini e le donne in gruppi simili da un punto di vista funzionale, disfunzionale, reattivo o sintomatologico. Lo ha fatto anche l’osteopatia. Come? Affiancando alle conoscenze delle medicine tradizionali, lo studio dell’embriologia, dell’epigenetica e della medicina di regolazione fisiologica dei sistemi, con lo scopo di valutare i pazienti in base al loro “terreno biologico” e per rendere i trattamenti sempre più efficaci e idonei. A ideare e applicare tale approccio è stato, dal 2009, l’osteopata e fisioterapista dr. Mauro Fornari, presidente del CIO Collegio Italiano di Osteopatia di Parma, che insieme a un gruppo di studio, ha iniziato a raccogliere dati e informazioni sui pazienti. Oggi, a 13 anni di distanza, il CIO organizza corsi specifici rivolti agli osteopati, per condividere le nuove conoscenze sul tema. Siamo andati a conoscere più da vicino Fornari e i suoi studi.

Osteopatia e biotipologie: uno studio del CIO Collegio Italiano di Osteopatia

Mauro Fornari, perché 13 anni fa, al CIO, avete pensato di definire una classificazione osteopatica delle costituzioni corporee?

Studiando le medicine antiche che si rifacevano alle costituzioni, mi sono chiesto come questi saperi potessero integrarsi con le conoscenze moderne soprattutto in ambito embriologico, nell’ottica di fornire al paziente un trattamento quanto più personalizzato possibile. Siamo stati i primi a fare questi studi in ambito osteopatico e oggi, dopo tanti anni, abbiamo accumulato un’esperienza importante.

Come si è sviluppata la conoscenza in questo ambito?

Nello studio degli aspetti embriologici e clinici, ci siamo soffermati su come la condizione infiammatoria si manifesti in modo diverso nei pazienti, a seconda della biotipologia di appartenenza. Se i processi biochimici sono gli stessi infatti, la durata e l’intensità delle infiammazioni sono diverse.

Nel vostro approccio, dunque, il trattamento osteopatico si modifica a seconda della biotipologia del paziente?

Certo, ogni costituzione ha bisogno di un tocco, di tecniche e di una strategia di seduta specifiche.

Quante sono le biotipologie?

Il nostro gruppo di studio ne ha individuate 6, considerando l’individuo fin dalla sua origine embriologica. Alla base di ogni futuro sviluppo fisico, tre foglietti embrionali contraddistinguono tre tipologie di base: una ectodermica, una mesodermica, una endodermica. In una seconda fase, ognuna di queste tipologie dà luogo ad altre 2 tipologie con matrice comune, ma polarità opposte:

  • dal foglietto ectodermico, il melanconico e il nervoso
  • dal foglietto mesodermico, il bilioso e quello sanguigno
  • dal foglietto endodermico, il linfatico e il flemmatico.

È importante individuare a quale biotipologia appartiene il paziente?

Riconoscere la biotipologia di appartenenza del paziente è importante per l’osteopata, in quanto gli consente di effettuare un  trattamento ancora più personalizzato. È anche utile che il paziente sappia la sua biotipologia di appartenenza, per conoscere meglio le sue caratteristiche fisiche e psichiche e di conseguenza per poter agire dal punto di vista preventivo.

Un esempio?

L’alimentazione: non esiste un’alimentazione perfetta per tutti. Ogni modello alimentare deve essere adeguato alla biotipologia.

Come possiamo capire a quale biotipologia apparteniamo?

Chiedendo al proprio osteopata di riferimento, che saprà rispondere se ha seguito una formazione in Osteopatia come Medicina di terreno. Studiando la morfologia del paziente, le sue abitudini di vita, i suoi gusti e la sua storia, per l’osteopata è infatti possibile capire anche la sua biotipologia di appartenenza. Per i non addetti ai lavori, suggerisco la lettura di Le radici del futuro – Piccola guida all’osteopatia e alla Medicina di Terreno di Patrizia Luppi, Edizioni Piccin. La raccomandazione necessaria è quella di non considerare il modello estremamente rigido, in quanto le biotipologie “pure” sono molto rare ed è frequente identificarsi in vari aspetti di più tipologie. Per gli osteopati che volessero approfondire il tema invece, consiglio un testo più tecnico: Osteopatia come Medicina di Terreno – Fornari, Garoli, Gozzi, Guizzardi, Martini, Matassoni – Edizioni Piccin

Non puoi copiare il contenuto di questa pagina